LETTERA APERTA AD ENZO SCAINI. 40 ANNI DI SILENZIO

Caro Enzo,

Vorrei scriverti centomila righe ma l’unica cosa sensata che mi riesce di dirti sono solo due parole.

“Finalmente” e “Grazie”.

Finalmente, innanzitutto, perché ci sono voluti ben 40 anni affinché la città di Vicenza ed il Vicenza Calcio, ti ricordassero degnamente, riscattandoti da quell’oblio che solo gente di scarsa sensibilità poteva ancora tollerare. 

Finalmente perché la tua storia è stata riportata a galla, dopo 8 lustri di vergognosa italiana reticenza, grazie al lavoro di Giampiero De Andreis ed Emanuele Gatto, due coraggiosi giornalisti di “frontiera” che hanno, con la tua Rossella, abbattuto il muro di gomma riguardo la tua tragica scomparsa andando a scandagliare e ricercare le vere cause ed i veri responsabili. 

Finalmente perché abbiamo modo anche di chiederti, finalmente, ufficialmente scusa per questo inspiegabile assordante silenzio durato 40 anni.  

E poi ci sono i Grazie. 

Che non finerebbero mai. 

Grazie innanzitutto per aver scelto Vicenza con la tua famiglia in quell’estate del 1982.

Avevi molte proposte ma sei venuto da noi, nobile piazza che aveva fame di riscatto, in difficoltà ad uscire dalle sabbie mobili della serie C.

Grazie per aver vestito la nostra maglia ed aver lottato per questa città.

Grazie per aver eternamente legato a Vicenza il filo della tua vita. 

Già la tua vita. 

Quella vita che ricordo nitidamente scivolare fuori dal gelido catino del “Menti” in quel pomeriggio del 16 Gennaio 1983.

Avrebbe dovuto essere un arrivederci, perché, la settimana seguente, andavi a Roma ad operarti. 

Per un tragico incrocio di destini, quel saluto è diventato un addio. 

Ricordo la tua smorfia di dolore, indicando alla panchina il problema al ginocchio. Ricordo la tua corsa incerta verso il vecchio tunnel sotterraneo che portava agli spogliatoi, con l’alto parlante dello stadio annunciare: “Il Vicenza sostituisce il numero 6 Scaini con il numero 14 Donà”. 

C’è una tua foto bellissima nel periodo in cui militavi a Sant’Angelo Lodigiano che ti immortala, ancora senza baffoni, circondato dai ragazzini all’uscita dal terreno di gioco a fine gara.

Credo che quello sia il ritratto che più ti identifica, perché ho lo stesso ricordo di te, fuori dagli spogliatoi del “Menti”,  circondato da noi ragazzini degli Esordienti biancorossi. 

Sono già passati 40 anni da quei pomeriggi trasognati di un calcio che non ce più, Enzo. 

Molte speranze ed illusioni se ne sono andate e molti di noi hanno preso altre strade, in questo ed altri mondi.

Nello scorso mese di Novembre, al teatro “Bixio” di Vicenza ho avuto il privilegio di conoscere la tua Rossella ed i tuoi figli Eva e Thomas. Una serata bellissima in cui un bravissimo attore, Aristide Genovese ha portato in scena proprio il monologo di “Non ero Paolo Rossi”. Emozione ed occhi lucidi. 

Come mi sono emozionato, qualche settimana prima, al telefono, nel sentire la tua Rossella raccontarmi, con grande orgoglio, di chi eri nella vita di tutti i giorni. L’Enzo ragazzo di famiglia, l’anti-divo, il Friulano dai lunghi silenzi che giocava a calcio per il pane quotidiano e che non vedeva l’ora di finire l’allenamento per tornare nella casa di Via Imperiali e portare tutta la famiglia a fare quattro passi in Corso Palladio per mangiare un gelato.

Sono volati 40 anni, Enzo.

Però finalmente oggi, 40 anni dopo quello stramaledetto 23 Gennaio 1983, Vicenza riesce nitidamente a rivederti. 

Siamo Noi che colpevolmente non ti abbiamo notato perché, oggi come allora, ami startene in disparte. 

Ora Ti vediamo bene perché sappiamo dove guardare. Sei vicino a Paolo Rossi, a Meo Menti, a Gino Vallesella e Silvio Griggio, a Giulio Savoini, a bomber Spinato, a Bagolina” Gigi Menti, ad Alfonso Santagiuliana, ad Ernesto Galli e al tuo conterraneo Ezio Vendrame.

Grazie di tutto, Scaio.

Vicenza ti Ama ancora. 

Buona vita, lassù, tra gli Eterni Dei Biancorossi del Pallone.


























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