ROMEO MENTI - LA LEGGENDA DEL RAGAZZO DI SAN FELICE

In quella terribile notte tra il 3 ed il 4 Maggio del 1949, il velivolo Fiat G.212 che volava da Lisbona a Torino stava riportando a casa, dopo un match amichevole di beneficenza contro il Benfica, la squadra di calcio più forte di tutti i tempi.

Ne faceva parte, da protagonista, anche Romeo Menti, nato a Vicenza nel popolare quartiere di San Felice.

Dove anch’io sono nato e tuttora vivo.

La sua casa è ancora lì, intatta, al primo piano dello stabile di Via Legione Antonini 14 - angolo Via Bixio.

A livello terra, esistono ancora i locali dell’Osteria che i genitori di Romeo gestirono per molti anni e che oggi è un ristorante cingalese (ahimè…).

Si sta cancellando, ormai velocemente, la memoria storica di quella San Felice degli anni ‘30 in cui Romeo detto “Meo”, con i suoi fratelli Berto Menti (altra epica figura biancorossa) e Mario, insieme ad una sparuta combriccola di altri ragazzini che sognavano di diventare campioni, scorrazzavano tra Viale Verona e la Birreria Sartea, tentando di eludere la guardia del mitico Gino Vallesella per entrare, attraverso la stradina di sassi, oggi Via Rattazzi, all’interno del terreno di gioco dello stadio de "la Carbonea" per tirare quattro calci ad un pallone proprio dove giocavano i loro eroi in maglia biancorossa. 

Le stesse cose che facevamo noi, 50 anni dopo, negli stessi luoghi, per entrare nel campo sabbioso del Patronato San Giuseppe, sorto qualche decina di metri dopo il vecchio stadio, eludendo la guardia del parroco Don Francesco Bressan che voleva solo dormire, tranquillamente, la sua siesta pomeridiana senza pallonate nella finestra della sua camera da letto. 

Già. Perché Romeo era proprio un ragazzo come noi, solo che giocava meglio a calcio. Negli anni '30, frequentava la nostra stessa scuola elementare in Piazzale Giusti. All'epoca, il destino volle farlo incontrare nella stessa classe, con un bambino che si chiamava Ugo e che diventerà famoso nel mondo del cinema e del teatro. Parliamo di Ugo Tognazzi che in quegli anni abitava con la famiglia in Corso San Felice, nel condominio sopra l'attuale Ottica Facchin, . 

Quel 4 Maggio di 74 anni fa, quell'aereo che non riuscì mai ad arrivare all’aeroporto di Caselle, imboccò un binario cieco nel quale dimensioni percettive diverse come spazio, dramma e tempo crearono un’ultima fermata sulla città esoterica di Torino, proprio sui bastioni di Superga, per consegnare alla Storia la Leggenda del Grande Torino

Se penso a degli Uomini che ci abbiamo lasciato in dote molto di più del ricordo delle loro pur inarrivabili gesta sportive, non posso che pensare a Meo Menti e a quel manipolo di fenomeni chiamati a giocare altrove, per sempre, da un destino infame.

C’era una volta il Grande Torino

All'ala destra volava il ragazzo di San Felice.

Per sempre, Meo tra gli Eterni Dei del Pallone













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